Latina didaxis XXX. Atti del Convegno Gli stati generali del latino, a cura di Silvana Rocca, Milano, Ledizioni 2015, pp. 31-46.
Il latino e le gabbie disciplinari
La posizione che il latino occupa nel sistema educativo del nostro paese è ancora molto rilevante. Nonostante il ridimensionamento (per lo più orario) introdotto dalle ultime riforme, la presenza del latino nella nostra scuola secondaria non ha eguali altrove[1]. Ma va da sé che, nonostante la peculiarità della situazione italiana, qualsiasi discorso sul futuro del latino (e degli studi classici in generale) debba essere ormai considerato alla luce della riformulazione che l’intero comparto umanistico sta conoscendo in Europa e nel mondo “occidentale”. E in questo scenario più ampio è evidente che l’egemonia culturale nel settore delle Humanities è ormai passata al mondo anglosassone: è qui che oggi viene dettata l’agenda culturale sia a livello accademico che nella progettazione dei nuovi strumenti di comunicazione, se non altro per motivi di solidità economica e istituzionale.
Vorrei partire da queste ovvie considerazioni per proporre le mie opinioni sulle possibilità che i nostri studi hanno di svilupparsi nei prossimi anni, anche nel nostro paese. Quello che tenterò di fare non è un discorso sul prossimo futuro, ma una riflessione generale su scenari possibili di medio periodo. In questa dimensione, bisogna immaginare una situazione in rapida e continua evoluzione, in cui gli equilibri culturali del nostro sistema formativo potrebbero essere destinati a cambiare radicalmente. Di fronte a questa eventualità, non credo sia utile continuare ad attardarsi a riflettere solo sulle buone pratiche e sul tema delle motivazioni di docenti e allievi, come spesso accade nei contesti in cui si discute del futuro della nostra disciplina: pur trattandosi di temi cruciali, ovviamente, questi elementi sono destinati a influire ormai solo a livello individuale e locale. Mentre invece oggi ci troviamo di fronte a un fenomeno di vasta portata, cioè a una sostanziale rimodulazione del millenario impianto pedagogico che dagli studia humanitatis ha portato alle moderne Humanities.
Non dobbiamo tanto chiederci, come si è fatto a lungo in passato, se le discipline classiche siano utili o se debbano o no essere elitarie[2]. Nel nuovo contesto che si va delineando, a dover essere dibattuta è l’utilità dell’intero comparto delle scienze umane, all’interno delle quali lo studio delle lingue e delle letterature antiche dovrà verosimilmente trovare una nuova collocazione. Non è possibile affrontare qui un discorso vasto come quello che riguarda il futuro degli studi umanistici, su cui peraltro mi è già capitato di soffermarmi in altre occasioni.[3] Mi limiterò ad abbozzare qualche riflessione sullo scenario in cui, a mio parere, bisognerà presto inquadrare lo studio della lingua e della cultura dei Romani.
- L’insegnamento della lingua latina e l’evoluzione degli studi umanistici
- Lingua latina e canone dei classici
- Prospettive disciplinari
- L’insegnamento del latino nella scuola e nell’università italiana