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Dante per gli impuberi

Ci sono questi piccoli mostri che leggono la Commedia di Dante a undici anni, i romanzieri russi a dodici, Proust a tredici. Sono cose che poi si pagano con la gobba, o con anni di analisi, quindi meglio di no. Ma leggere, da piccoli, tutta la Commedia non in versi ma in prosa, in un racconto disteso, un po’ come si leggeva e forse si legge ancora Pinocchio, con illustrazioni senz’altro meno belle di quelle di Doré, ma anche meno fredde, più colorate e bizzarre, insomma più da bambini e meno da grandi – perché no?

La Commedia raccontata ai bambini, con parole e disegni: qualcuno l’avrà certamente fatto, in passato, tutto è stato fatto della Commedia e sulla Commedia. Ma qualche mese fa l’hanno fatto o rifatto Amedeo Tumicelli (testo) e Giustina De Toni (illustrazioni) per il Centro Dantesco dei Frati Minori Conventuali di Ravenna, e il tentativo va segnalato ed elogiato. In tre volumi rilegati, questo «Racconto visivo per bambini dai 5 ai 100 anni» mette in prosa le tre cantiche della Commedia non attraverso una parafrasi continua, che sarebbe stata troppo impegnativa sia per il curatore sia per il lettore bambino, ma attraverso un riassunto molto sintetico punteggiato qua e là dai versi di Dante, i più semplici e sonori. Molto sintetico significa, inutile nasconderselo, che quasi tutto ciò che rende interessanti, misteriosi, suadenti, profondi i versi di Dante va perduto, e resta soltanto la pura trama. Per capirsi, l’inizio del canto XVII del Paradiso, «Qual venne a Climenè, per accertarsi / di ciò ch’avea incontro a sé udito, / quei ch’ancor fa li padri a’ figli scarsi, tal era io, e tal era sentito / e da Beatrice e da la santa lampa / che pria per me avea mutato sito», diventa, nella super-sintesi, «Ero ansioso di sapere e Beatrice e Cacciaguida se ne accorsero». Certo, non è «Dante»; è solo il succo, la fabula nuda e cruda.

Si poteva fare diversamente? Si poteva senz’altro, ma questo avrebbe comportato, mi pare, un’analiticità e una lunghezza incompatibili con l’obiettivo, che era quello di far leggere un pubblico di ragazzini (far leggere e far guardare: i disegni sono semplici ma pieni di fantasia non solo là dove è più facile, nell’Inferno, ma anche nelle altre due cantiche). Una parafrasi letterale avrebbe reso il testo troppo pesante, e avrebbe implicato scelte troppo difficili: il riassunto permette invece di sorvolare sulle mille difficoltà, sui mille dubbi di parafrasi che la Commedia fa nascere nei suoi interpreti (i vessatissimi versi «colui ch’attende là, per qui mi mena / forse cui Guido vostro ebbe a disdegno» diventano ‘il saggio Virgilio mi sta accompagnando in un viaggio a cui forse Guido non era interessato’: che è giusto, senza essere proprio giusto). E una perfetta aderenza al testo avrebbe anche reso necessario un apparato di note. Qui invece, ragionevolmente, le note non ci sono, i passi più difficili sono scorciati o soppressi, le similitudini asciugate; i rari riferimenti puntuali alla storia o ai personaggi storici – poniamo, «l’anima del nobile Arrigo», in Paradiso XXX – restano un po’ opachi, ma com’erano opachi per gli antichi lettori della Commedia che si avventuravano a leggerla senza commento, e non potevano cercare informazioni in internet (ma è un peccato aver quasi sempre rinunciato a quei bei cataloghi, a quelle belle infilate di nomi che rendono così brulicante di vita la scena dell’aldilà dantesco: non c’è motivo di prendere «Sarìa tenuta allor tal maraviglia / una Cianghella, un Lapo Salterello, / qual or sarìa Cicinnato o Corniglia» e farlo diventare «Si sarebbero certamente stupiti del comportamento dei personaggi di oggi, così come ora si sorprendono nel conoscere persone oneste»).

Difetti. Qualche refuso di troppo («E le famiglie Nerli e Vecchio essere contenti…»), qualche sciatteria («la luna calante fece in tempo a sparire dal cielo prima che riuscimmo ad uscire…»); qualche eccesso di pruderie, come quando il rumoraccio di Malacoda alla fine di Inferno XXI è parafrasato «egli rispose con una pernacchia». No no, è una ‘scorreggia’, non c’è ragione di non dirlo, dato anche che sono soprattutto queste le cose che i bambini (e molti adulti) poi si ricordano, e non c’è niente di male (dovessero servire delle autorità, per un elogio della scorreggia come tema comico rimando al più grande dei comici di oggi, Louis CK: su YouTube, Louis CK + farts: eterna, e concorde, è la voce del genio). Ma insomma il libro, soprattutto grazie alle immagini, tiene anche così, e mi pare proprio che lo si possa consigliare ai genitori che vogliano ampliare un po’ il parco-letture dei loro figli, e fargli entrare in testa almeno la trama, lo scheletro di quest’opera meravigliosa.

La Divina Commedia di Dante Alighieri (3 volumi illustrati: Inferno, 12 euro; Purgatorio, 12 euro; Paradiso, 15 euro). Testi di Amedeo Tumicelli, disegni di Giustina De Toni, Centro Dantesco dei Frati Minori Conventuali, Ravenna. Per acquisti, scrivere al Centro:  info@centrodantesco.it, oppure a padre Egidio Monzani, egidio.gille@gmail.com. Pagamento con ccp oppure con bonifico; spedizione per posta o per corriere a seconda della quantità.

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